Introduzione
Aver realizzato questa intervista è stato un compito piuttosto estraniante: l'Artista, confermando la sua enigmaticità, si è offerto ad un dialogo che però non sembra essere tale, ma piuttosto un tentativo di comunicazione tra due dimensioni inconciliabili e distanti. La comunicazione con Dune, a cui mi sono ormai abituato, si è dilatata nel tempo, talvolta in modo distaccato e freddo, e talvolta mi ha fatto temere la definitiva cessazione dei rapporti telematici, che però col tempo si ristabilivano immancabilmente.
Ci conosciamo da prima ancora che nascesse Jizaino: un'anomala coincidenza ci mise in contatto e ci portò ad uno scambio di cortesie. Fin dalla prima apparizione di questo sito, che ospita la sua pagina personale, decisi di realizzare un'intervista a quest'anima persa nel buio telematico, ma visto il lungo protrarsi abbiamo deciso di proporla al punto dove è arrivata finora; probabilmente avrà un seguito in futuro.
Dune è principalmente un (o una) Artista intellettuale che si esprime per arcani, si interessa del mistero cosmico e dei rapporti psichici tra individui; nel contempo ha realizzato alcune immagini digitali.
Durante il primo periodo di realizzazione di Jizaino ci ha onorato con un'opera appositamente realizzata per illustrare la mappa del sito: questo è un grande onore, giacché le immagini che ha realizzato fino ad ora sono, senza eufemismi, pochissime; scopritene il motivo nell'intervista seguente.
L'intervista
J.: Vorrei cominciare con una tua frase che mi ha colpito molto: dici che non sai dove ti trovi, ma dici che il posto "è in mezzo ad un'intricata foresta di alberi secchi e neri come inchiostro"; parlando concretamente: è ciò che vedi dalla finestra?
D.: Non vedo finestre.
Solo alberi.
J.: Cosa rappresentano per te gli alberi?
D.: Nella notte sono pensieri
si diramano perdendosi.
Nel vuoto sono pensieri
creati dall'entropia.
Capovolti distruggono la realtà.
J.: Le sensazioni che mi evocano le tue parole e le tue opere sono sempre quelle di freddo e buio. Quale rapporto hai con essi? E col silenzio?
D.: Al freddo preferisco il caldo.
Ma il silenzio e il buio sono necessari.
J.: Necessari a cosa?
D.: Il silenzio perché arrivino, il buio per vederli.
J.: Puoi spiegarci di cosa stai parlando?
D.: Non so.
Non so, chi siano.
J.: Devo ammettere che la tua scarsa eloquenza mi raggela sempre e a volte provo un brivido. Lo dirò io, per i lettori, che stiamo parlando dei soggetti dei tuoi misteriosi ritratti. Cosa puoi dirci a proposito?
D.: Sentire freddo è una sensazione sgradevole.
J.: Anch'io non amo il freddo, ma si tratta di un freddo interiore, che nasce dall'anima, dalla mente. Cosa provi quando incontri uno dei tuoi soggetti?
D.: Nulla.
J.: Anche la prima volta? Non hai mai provato un certo sgomento?
D.: No.
Tutto è normale.
J.: Non capita a molte persone di avere certe visioni, diciamo pure apparizioni... ectoplasmatiche. Quando è stata la prima volta che hai avuto una di queste visioni?
D.: Non ricordo.
Sono sempre esistite.
J.: Quando è stata l'ultima volta che hai avuto una visita?
D.: Non so.
Non è importante.
Poco tempo fa.
J.: Considerando la tua cognizione del tempo, una parola come 'poco' non è abbastanza indicativa, ma non chiedo di quantificare, conoscendo già la risposta.
Quindi in queste occasioni hai realizzato una immagine a ricordo di ogni visione, cinque fino ad oggi. Puoi dirci come riesci a fissare le tue visioni in una immagine?
D.: Cinque sono quelle che ho scelto.
Scatto le foto, le rielaboro, vengono scure.
J.: Parli delle tue opere sempre in modo vago, così come, apparentemente, di ogni altro argomento; non pensi che questa indeterminazione possa farti perdere il contatto con la realtà? La realtà dell'interlocutore.
D.: No.
Non c'è lucidità fuori da noi.
Senza di essa tutto è vano.
J.: Come vivi il contrasto tra la tua razionalità e l'irrazionalità delle tue opere?
D.: Con equilibrio.
Essere razionali o irrazionali è squilibrato.
J.: Concordo con questa contrapposizione al dualismo.
Hai detto di aver scelto solo queste immagini: perché? Forse gli altri soggetti non erano altrettanto interessanti o non hai potuto ritrarli? Quanti incontri hai avuto?
D.: Non so.
Moltissimi.
Gli altri non erano belli.
J.: Vuoi dire che sono state brutte esperienze?
D.: No.
Non erano belli, esteticamente.
J.: Come scegli i soggetti per le tue immagini? Hai intenzione di utilizzarle in campo artistico? Per esempio per farne una mostra.
D.: Come un paesaggio.
O un fiore.
Non so, sono già in mostra qui.
J.: Grazie per la tua considerazione. Potresti ora dirci cosa ne pensi del mondo dell'occulto? Hai mai pensato di parlare a degli esperti in materia?
D.: Non c'è nulla di occulto.
Non c'è niente da sapere.
Ciò che ci concerne è.
Il resto non esiste.
J.: Accolgo questa considerazione con piacere. Potresti cercare di ricordare cosa successe l'ultima volta che hai avuto una di queste visioni? Era di notte, di giorno, cosa stavi facendo?
D.: La notte e il giorno non ci sono.
O forse è sempre notte.
L'ultima volta è stata non molti giorni fa.
Non successe nulla, ero
così come era la visione.
Scattai una foto.
J.: Quindi si tratta di una visione recente; ciò mi fa auspicare che presto avremo una nuova creazione da mettere sulla tua pagina personale.
D.: Non so.
Ancora non l'ho guardata.
J.: Conosco la smisurata calma con cui agisci, però, non hai ansia di vedere il risultato?
D.: C'è tempo.
È più importante dormire.
J.: Vorrei informare i lettori che dormire è una delle tue attività preferite. La trovi una necessità fisica o si tratta di semplice amore per l'ozio? E quando non dormi, quali sono i tuoi interessi, le tue attività?
D.: Guardare gli alberi e pensare.
Guardo gli alberi e penso.
Penso alle persone, ai meccanismi celesti.
Ovunque si cammina ci si perde.
Pur stando nello stesso posto.
Dormo quando ho sonno.
J.: Puoi parlarci della tua attività relazionale? Che rapporto hai con le persone con cui hai contatti? Quale filosofia sospinge la tua ricerca intellettuale?
D.: Ogni rapporto è buono.
Senza relazioni
non esisterei.
J.: Tornando all'Arte visiva, oltre ai ritratti hai in progetto di realizzare altre opere diverse? Tipo quella che ci hai donato per la mappa del sito.
D.: Non mi è stato chiesto.
J.: Cosa ne pensi dell'Arte? E del "sistema dell'arte"?
D.: L'arte è imprescindibile da ciò che esiste.
Si esiste grazie all'arte.
Gli artisti sono al contempo creatori, strumenti e creazioni.
Ciò che ha un nome esiste.
J.: Vuoi dire che se il sistema dell'arte c'è, vuol dire che è un bene che esista?
D.: Esistere non è per forza un bene.
Ognuno sceglie la propria dannazione.
Alcuni scelgono l'ipocrisia.
J.: A proposito di nomi, puoi dirci perché hai scelto il nome d'arte "Dune"? Ha forse a che fare con la saga letteraria e il famoso film di David Lynch?
D.: Tra le dune ci si perde.
Si perde l'orizzonte.
Lo spazio telematico è come un deserto di dune.
Ostacoli, di polvere.
Adoro quel film.
J.: Qual è la tua dannazione? Qual è la dannazione che hai scelto?
D.: Il rammarico.
J.: Pensandoci, i soggetti delle tue opere sembrano ispirare anche rammarico. La cosa che più mi colpisce di questi ritratti è la loro forza espressiva, sembrano volerci dire qualcosa. Ti sei mai fatto un'idea di cosa vogliano comunicare le tue opere?
D.: Non so.
Sono come specchi.
J.: Descrizione breve ma densa di significato.
Per concludere questa intervista vorrei riportare un tuo scritto, lasciandoti poi l'ultima parola, nel caso volessi chiudere con un pensiero:
"l'incognito a volte intimorisce
ma ci attira
è la nostra caratteristica
quella di sondare l'ignoto
anche se altre volte
abbiamo già scoperto
che nascondeva solo banalità
ma è quindi proprio per quello
che lo sondiamo ancora"
D.: Lo penso ancora.
L'incognito è il destino.
Jizaino -
Di seguito i recapiti di Dune:
Indirizzo e-mail:
Siti Web:
http://jizaino.cf/dune/
http://dune.exibart.com/